Mentre cammino da solo,
credo nelle stelle,
credo nel canto diseguale
di grilli di molte specie,
credo nel profumo degli
alberi di notte,
credo nella strada
luccicante della lumaca,
nelle geometrie dei ragni
negli angoli
e negli arzigogoli dei
pipistrelli.
Credo nella pietra,
nella moscatura sulla
merda
e nella sua puzza.
Credo nella foglia secca,
che sembra qualcos'altro
per un attimo,
ma poi no, era proprio
una foglia.
Credo nelle salite di
collina,
nelle vesciche sui piedi
e nel fiatone.
Credo nel sole
anche quando non si vede,
e poi quando si vede non
ho il coraggio
di guardarlo in faccia.
Credo nel poco, nel
piccolo,
che spesso ha molte
zampe,
e credo nell'immenso, nel
troppo,
che sta sullo sfondo
e mi abbraccia
indifferente.
Caro DoppiaM, mi piace molto questo dittico. Hai fatto un buon lavoro. Faccio fatica a spiegare perché mi piaccia: sono due poesie semplici, dopo tutto (ma nel senso migliore del termine); l'artificio formale è ridotto al minimo; il tono è colloquiale. Ma c'è sostanza, voglia di dire e fiducia nel dirlo senza schermi. Non so se questo stile è il risultato di uno sforzo (ben mascherato) o di un'aurea spontaneità. Io sto lavorando a qualcosa di simile, in prosa, e so quanta pazienza può volerci. La migliore poesia, alla fine, è quella che sembra meno "cercata", quella che l'analisi testuale non riesce a cogliere, tanto bene è diffusa attorno e sotto le parole. Complimenti. Anche la mescolanza "maximal-shock" di registro alto e basso non induce al riso, ma alla riflessione. Spero davvero di leggere altri lavori come questo.
RispondiEliminaG
Non so cosa risponderti, tranne grazie.
EliminaQuesto dittico è uscito così, da un groviglio di emozioni e sensazioni che si sono succedute e sovrapposte le une alle altre nel corso di qualche ora. Non saprei dire se è stato più difficile o più facile del solito cercare poi le parole per sbrogliarle, e la mescolanza tra alto e basso c'è perché non so capire la differenza tra l'uno e l'altro, dato che per giunta mi si presentano insieme.